mercoledì 29 dicembre 2010

Come Gorizia diventò città ( e come potrebbe smettere di esserlo )

Nove anni fa cadevano i mille anni dalla prima menzione di Gorizia. L’anniversario è stato giudicato importantissimo e in sua occasione si sono pubblicati libri e studi vari. Il 28 aprile 1001 l’imperatore Ottone III donava una villa que sclavorum lingua vocatur Goriza per metà al patriarca di Aquileia Giovanni e per metà al conte del Friuli Verihen. Oggi è considerato un evento importante perché per la prima volta il nome della nostra città compare in un documento storico, e quindi nella storia. Ma probabilmente, per quei primi goriziani che lo vissero, si trattò solo di un normale cambio di padrone: prima si spaccavano la schiena per un padrone, e da quel giorno per un altro. Scommetto invece che ben altra reazione ebbero i goriziani nella prima estate del 1210 quando si sparse la voce che l’Imperatore Ottone IV aveva dato loro il diritto di tenere un mercato una volta la settimana. Lo aveva chiesto qualche tempo prima il conte Mainardo II, che ci voleva fare lauti affari; qualche tempo dopo il conte si mise a costruire il mercato. I suoi sudditi goriziani furono liberati di tutti i doveri nei suoi confronti, eccetto il mantenimento del ponte, quello sull’Isonzo, che si trovava esattamente dov’è oggi il ponte per andare a Piuma. E probabilmente era stato proprio quel ponte a far la fortuna di Gorizia: che era un villaggio, non diverso dai tanti che nel corso della storia lo sarebbero rimasti. Dopo la distruzione di quello romano in un’epoca imprecisata, per molti secoli la gente aveva attraversato l’Isonzo guadandolo, oppure con imbarcazioni. La costruzione di un nuovo ponte a Gorizia ne fece non un passaggio, ma il passaggio, dato che permetteva di superare senza problemi anche le pericolose piene primaverili dell'Isonzo, questo cristallino fiume (allora) libero, senza dighe nè regole. La città, forte del mercato, crebbe: vi immigrò gente dal contado, ma anche i Rabatta, banchieri toscani. Nel 1307, Gorizia fu ufficialmente proclamata città, e con diversi stop and go è divenuta quello che oggi è.

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Dobbiamo quindi fermarci ad alcune riflessioni. Gorizia è città perchè è stata il mercato. Il suo declino inizia nel secondo dopoguerra, quando smette di essere mercato delle sue genti. Smette cioè di essere il luogo centrale di un territorio, in cui la gente si incontra e fa affari, in cui le lingue si fondono in improbabili slang che sono ibridi e impuri - ma hanno il merito di avvicinare popoli diversi. La situazione internazionale odierna permetterebbe un graduale ritorno di Gorizia nel suo ruolo. Certo si potrebbe cominciare col togliere le assurde limitazioni di orario ai bar...

Felice anno nuovo a tutti!




sabato 30 ottobre 2010

Salviamo il parco di villa Frommer!

Ho letto, condividendole in piena, le perplessità del sig. Orzan su queste pagine riguardo la cessione di villa Frommer, o di quel che ne resta. E ho un timore: non credo che il rudere in sè, per quanto glorioso, possa interessare chicchessia. Piuttosto, la vasta area verde potrebbe fare gola a qualche impresa edile.Tutto sommato, penso che una città piena di edifici abbandonati in condizioni deplorevoli, l'ultima cosa di cui ha bisogno sono nuove case. Spero che qualcuno di coloro che hanno tanto caldeggiato la vendita della villa mi rassicuri e motivi l'infondatezza dei miei timori. Non voglio vedere villette a schiera invece della villa. Si può capire, in tempi duri come questi, la voglia degli amministratori di raggranellare qualche soldo. Però villa Frommer è un edificio importante per il contesto in cui si trova, e potrebbe essere ancora più importante un giorno in cui si volesse valorizzare la zona della Transalpina e delle Casermette. Se non ci sono soldi, piuttosto che avere edifici residenziali, si curi bene il parco , si metta in sicurezza il rudere e lo si lasci al suo destino ( tipo monumento di Parco della Rimembranza).

mercoledì 11 agosto 2010

Come muore Venezia

E' risaputo che ogni anno Venezia perde molti abitanti. A causa di tutta una serie di motivi, una delle città più belle d'Europa rischia di trasformarsi in un parco giochi, vuoto della gente che ne costituisce l'anima. Per i veneziani veri la vita non è facile: tutto è molto caro, gli immobili, spesso vecchi e molto carenti in manutenzione, possono venir a costare 800-900 euro al mese d'affitto. I generi alimentari sono anche molto cari. La città è spesso sovraffollata di turisti che si materializzano la mattina, e la sera scompaiono pressochè del tutto smascherando la verità: Venezia è effettivamente una città morente. La costruzione di Marghera ha sconvolto la laguna, l'escavazione di profondi canali ha fatto sì che l'acqua alta crei molti più fastidi oggi che nel passato. La costruzione del Mose, il sistema di paratie che dovrebbe proteggere la città dagli effetti dell'acqua alta, probabilmente si limiterà a ridurre la laguna a uno stagno di acque putride, distruggendone le forme di vita. Il turismo, dicevamo, affolla esageratamente alcune zone della città, mentre altre sono del tutto sconosciute. Sarebbe ora che le istituzioni si dessero da fare per riequilibrare questa situazione, valorizzando la laguna anche dal punto di vista naturalistico. Ma fintantochè il sito ufficiale del turismo sarà sta roba qua ( costata milioni ) che ci vogliamo fare...
http://www.google.it/url?sa=t&source=web&cd=1&ved=0CBYQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.italia.it%2F&rct=j&q=www.italia.it&ei=8LFiTJOUJZKW4AaVs6CJCg&usg=AFQjCNEcEGvV7WOrclCjALvgavwNdje83g&cad=rja ... e sì che si potrebbero acquistare i diritti delle guide rosse del TCI e potrebbero venir pubblicate sul web magari in diverse lingue...intanto che noi si sogna cose neanche tanto impossibili, il ministro per il turismo va in vacanza in Provenza e Venezia muore...

giovedì 15 luglio 2010

E di cricca in cricca, l'Italia fece crac

Senza soluzione di continuità, l'Italia sforna scandali. Quello che tutti sanno è che la nostra classe dirigente è marcia e corrotta a livelli ben superiori che ai tempi di Tangentopoli, è come ha detto Travaglio, una classe digerente. Tutti questi scandali, però, non suscitano l'indignazione necessaria ( in un Paese normale come minimo quella gente sarebbe stata cacciata a forche e rastrelli ) perchè viene nascosto un dato molto importante: la corruzione ha un costo. Un costo che viene pagato dai contribuenti, viene pagato dagli insegnanti precari, viene pagato dai ricercatori, viene pagato da chi avrebbe bisogno di fruire di servizi che non ci sono. Per la corruzione, nel secondo dopoguerra, il debito pubblico schizzò dall'80 ad oltre il 110% del PIL: nel corso degli anni '80 il valore del debito eguagliò quello di tutta la ricchezza prodotta nel nostro Paese. E oltre alla corruzione, fu colpa dell'evasione e di politiche pensionistiche criminali che mandarono un sacco di categorie in pensione giovanissime per intascarne i voti. Ed è bene ricordare che c'è sempre un nome ed un cognome per ogni politica: questa del debito risponde a quelli di Andreotti, Craxi e Forlani, ovvero Democrazia Cristiana e Partito Socialista Italiano. Insieme agli altri partiti mezzatacca, questi si spartirono il controllo degli appalti: se volevi l'appalto, pagavi una percentuale ai partiti ( e recuperavi perchè l'appalto costava più soldi, soldi nostri ). Poi furono gli anni '90 dove grazie ad Amato, Prodi, Ciampi la situazione fu rimessa in sesto tanto che entrammo nell'euro. E poi fu il XXI secolo, con la vittoria di Berlusconi nel 2001 ( peggioramento dei conti ), la vittoria di Prodi e la finanziaria "lacrime e sangue di Padoa Schioppa, quindi di nuovo Berlusconi, nel 2008. Si disse che il Berlusconi III dovesse passare alla storia come un grande statista, invece passerà alla storia per quello che è e che non si è mai troppo affannato a nascondere: un affarista. Siccome è noto che porta anche sfiga ( a chi non è lui o suo amico ), l'Italia viene investita dalla paurosa crisi dei mutui subprime, quindi tracollo dell'economia e casse a secco. La borsa è in mano al non troppo fido Giulio Tremonti, che infatti non la vuole allargare. Che si fa, quindi, per poter spendere lo stesso? Si inventa l'emergenza, che viene affibbiata a ogni evento: dal G8 in programma da tempo, ai Mondiali di Nuoto previsti da anni, tutto in mano al buon Bertolaso, e ai suoi amici e parenti. Poco prima che quello scandalo scoppiasse, la Protezione Civile stava per diventare una società per azioni, il che l'avrebbe messa del tutto fuori controllo dallo Stato, cioè nostro. Tremonti non è amato dagli economisti, è un fantastico produttore di panzane mai viste in cielo nè in terra, ma se c'è un merito che gli va riconosciuto, è che ha cercato di salvare i nostri conti dallo sfascio berlusconiano. E per fortuna, i vari tentativi di aggirarlo non sono andati tutti a buon fine, e il tentativo più ladresco di tutti, quello sulla Protezione Civile ( arricchito dell'affare terremoto ) è stato sgominato. Il problema è che in molte parti d'Italia cricche e cricchette controllano ogni settore della vita pubblica: il federalismo che vogliono è un federalismo delle cricche ( vedasi la Lombardia, tra le regioni più corrotte d'Italia, e anche tra le più infiltrate di mafie varie ). E, se il grosso affare Protezione Civile ci è costato qualche centinaio di milioni di euro, tutto il sistema sparso per l'Italia ci viene a costare tra i 50 e i 60 miliardi di euro all'anno, secondo il Dipartimento della Funzione Pubblica ( fonti governative, quindi, e forse sottostimate ). Dal 2008 l'Italia è in costante discesa nelle classifiche sulla corruzione, dal 41° posto del 2007 al 63° del 2009. Dopo Turchia, Botswana e Capo Verde. Prima della Grecia, però, che, guarda caso, è finita com'è finita. Impareremo qualcosa? Mah, forse le tette che filtrano dalle scollature di più o meno sconosciuti personaggi di StudioAperto e consimili saranno sufficienti a farci vivere un'estate serena e lontana da queste noiose preoccupazioni da menagrami e disfattisti...

sabato 10 luglio 2010

In ricordo di Ivan Pregelj

Quest'anno ricorre il 50° dalla morte di Ivan Pregelj ( 1883-1960 ), uno dei più grandi scrittori sloveni. Purtroppo le sue meravigliose opere, su tutte Tolminci, che narra con toni poetici e ispirati la grande rivolta contadina dei Tolminotti del 1713-14, sono ignote al pubblico italiano, perchè nessuno le ha mai tradotte. Provo quindi a proporvene un pezzettino, quello che descrive l'ingresso dei contadini inferociti contro le tasse e le vessazioni in città a Gorizia.
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Il terrore si impossessò di tutta la città, quando si diffuse la notizia. I padroni di casa chiudevano le porte. I negozianti, i fornai e gli osti invece riflettevano sul da farsi. Quando l'agitazione crebbe nonostante la presenza delle guardie cittadine, quando Sant'Antonio iniziò a suonare come se ci fosse un incendio, quando dal castello rimbombò lo sparo di un mortaio, si chiusero anche i negozi. Si rincorrevano voci agitate, secondo le quali i contadini avrebbero distrutto e bruciato, risuonavano esclamazioni di chiaro malumore contro il vicecapitano, che difendeva Bandel. C'erano molti insoddisfatti che manifestavano la dichiarata intenzione di unirsi ai contadini. Tra questi soprattutto i macellai, che guidava il robusto Zorut.

lunedì 5 luglio 2010

La botte vuota e la moglie sobria

Ogni volta che devastanti incidenti automobilistici compaiono sugli schermi delle tv in tutta la loro crudezza, un moto d'indignazione si fa strada nei petti di tutti noi. Negli incidenti stradali muore di solito la parte giovane della società, spesso dopo qualche ora passata in discoteca a sfogare l'incontenibile voglia di vivere che le è propria. Se salta fuori che qualcuno dei colpevoli aveva bevuto, però, si assiste al solito copione di dichiarazioni: i primi a muoversi sono i movimenti di genitori che stigmatizzano il consumo di alcol, seguiti a ruota da qualche esponente politico che promette ( e a volte mantiene ) sanzioni draconiane e abbassamento dei limiti di alcol nel sangue. Gli ultimi a muoversi in genere sono i produttori di vino, talvolta affiancati da qualche ministro dell'agricoltura: essi per qualche giorno sospendono le lamentele per il tasso eccessivamente basso di alcol nel sangue dei guidatori e intonano il tradizionale ritornello "le stragi del sabato sera sono colpa dei superalcolici e della birra perchè quello bevono i giovani in discoteca, la cultura del vino non c'entra niente con l'ubriacarsi". Se sulla prima parte della frase si può essere d'accordo, siamo sicuri che per la seconda sia lo stesso? Secondo me no. Nella Bibbia, che è uno dei testi più antichi dove si parli di vino, si racconta che Noè se ne ubriacò e Jafet, uno dei suoi figli, quando si burlò del padre ubriaco, venne punito da Dio. La cultura greca e quella latina sono piene di casi in cui il vino veniva usato per raggiungere stati alterati in chiave religiosa. Durante tutta la storia successiva si susseguono centinaia, miglia di casi di gente che amava bere per ubriacarsi. Il vino era sì alimento, ma anche un modo per allontanarsi un po' da un mondo dove per molti la vita era grama. Quindi, se si vuole intendere per "cultura" la definizione, o meglio, una delle definizioni che ne da il "Sabatini Coletti", cioè "patrimonio collettivo di credenze, tradizioni, norme sociali, conoscenze empiriche, prodotti del lavoro propri di un popolo in un dato momento della sua organizzazione sociale e connotanti una fase di civiltà, la cultura del bere per ubriacarsi è, almeno qui da noi, radicatissima e antica, così come lo è, purtroppo, la patologia che ne deriva, l'alcolismo. Quindi andrebbe secondo me introdotta qui da noi una cultura nuova, una cultura dove il vino si beve a tavola ma dove occasionalmente si possa berne qualche bicchiere di più, senza essere stigmatizzati. E trovando dei servizi che permettano poi di evitare di andare in macchina: trasporti pubblici notturni, possibilità di pernottare ( magari anche un area di sosta-campeggio ) accanto al luogo della libagione. Molti si stanno attrezzando ed è questa la strada, più che la criminalizzazione dell'alcol, che si dovrebbe percorrere. E le campagne di sensibilizzazione, anche nelle scuole, andrebbero incrementate, ma spiegando ai ragazzi che di tanto in tanto fare baldoria si può, fissando e facendo loro interiorizzare dei paletti oltre i quali ci sono solo la morte o la prigione. Quindi sì alle norme draconiane sulla guida in stato di ebbrezza, ma basta con l'ipocrisia dei tg che trasmettono immagini choccanti di incidenti, seguite da campagne di sensibilizzazione coi soldi dello Stato cioè nostri e poi la reclame di qualche superalcolico. Non si può pretendere la botte vuota e la moglie sobria.

venerdì 2 luglio 2010

Extraterrestre portami via

Chi ha avuto l'alienante esperienza di vedere Misteri, su Italia 1, credo possa capire il trauma che ho subìto. Condotto dal corvino Raz Degan, è stato un crescendo rossiniano di baggianate. Si parte dalle teorie di un quantomeno eccentrico scrittore, tal Zecariah Sitchin il quale ha riscritto la storia dicendo che la terra è stata colonizzata da Dna alieno proveniente dal pianeta Nibiru. La civiltà, la scrittura e quant'altro sarebbero state apportate da questo popolo, gli Annunaki, a noi terrestri. Confesso che in effetti mi trovavo spaesato su questo pianeta, e particolarmente in Italia, ultimamente. Passi per gli Annunaki. Ma a un certo punto, Raz il corvino intervista una bella tipa, che con tono professorale ( non si capisce a quale titolo ) elenca i numerosi complotti che, secondo gli ufologi, i governi di tutto il mondo interpongono tra la verità e una umanità ritenuta impreparata a queste sconvolgenti rivelazioni. La bionda spiega che l'innovazione tecnologica non è nient'altro che una rielaborazione di tecnologie apprese tramite contatti con alieni dotati di una civiltà evolutissima, contrariamente a quanto sostengono gli scienziati ( quelli terrestri ), cioè che il progresso è frutto di lunghe, pazienti e faticose ricerche. In fondo questa è la televisione che si merita una Nazione che dedica risorse infime alla ricerca, che perde le menti migliori a favore di altri Paesi, che tiene a stecchetto le Università e le lascia spesso in balìa dei baroni ( ma il termine esatto sarebbe pescicani ) ammanigliati alla politica. Come cantavano i Pitura Freska, indimenticato gruppo reggae veneziano: "I va in zerca dei marsiani, e qua in tera i ne fa viver de cani, quei che ne comanda, i xe proprio na bruta banda". I quali, aggiungiamolo, controllano le televisioni, fanno e disfano i palinsesti, e raccontano balle cosmiche. Aridatece Wanna Marchi! Annunaki, se ci siete, battete un colpo! Portatemi via con voi!

giovedì 17 giugno 2010

Le crepe all'ossario di Redipuglia: e se fosse un segno?

E’ giusto guardare la memoria. Ma mi sembra che i danni che si sono verificati al Sacrario siano una specie di feroce ironia della sorte nei confronti di un luogo dove sono scorsi per anni e anni ettolitri di retorica, un luogo che, nonostante l’importanza che dovrebbe avere, ospita ogni anno meno visitatori e anche i politici che vengono a dire cose in cui non credono sono sempre più di serie B. Intanto in Veneto un politico di una certa caratura si sente rappresentato più che dall’Inno da uno pseudoinno di una pseudonazione (per quel che mi riguarda a sto punto adotterò Viva là e po’ bon ). Certi esponenti governativi ( si avete capito bene:DI GOVERNO!!) hanno di recente obiettato che non si dovrebbe spendere neanche un euro per le celebrazioni del 150° dell’Unità. In questo Paese il concetto di patria non ha nessun senso oggi come oggi. Ma può avere un senso la parola “Patria” in un Paese dove un terzo delle persone non si sente in dovere di pagare le tasse, sottraendo allo Stato circa 200 miliardi di euro? E può averlo in un Paese dove la corruzione a tutti i livelli se ne mangia altri 80? Direi che è ora di smetterla con la retorica e cominciare ad esaminare: cosa fa la politica contro la corruzione? E contro l’evasione? … zzzzz … Godiamoci allora i mondiali dove tutti si sentono patrioti (non tricolori, ma “azzurri”) e guardiamo con spensieratezza al futuro. Fra qualche decennio l’ossario avrà qualche crepa in più, l’Italia grazie anche alla forsennata azione di questo governo, e del suo assecondare gli istinti più meschini del “cittadino” medio, non ci sarà più.


lunedì 14 giugno 2010

Auguri Italia cara

Notte mondiale, questa. Il bar è popolato dalla solita variopinta folla, più numerosa del solito. Gli sguardi sono puntati a quell'unico teleschermo che verdeggia di erba sudafricana, lassù appeso al soffitto. Una simile costernazione pervade gli occhi di persone tanto diverse: acconciature dalle più banali alle più improbabili, vestiti dai più alternativi ai più fighetti, ragazze di tutte le forgie e tutte le scollature. Ragazzi di origine balcanica, visi di inequivocabile ascendenza africana, bocche che parlano dialetto goriziano; tutti alla fine uniti nell'urlo liberatorio che sancisce l'1-1. Mentre più d'una casa è pavesata di bandiere, mentre l'Italia si prepara a questa sera di brividi ed emozioni, un ex ministro nonchè Governatore di una grossa regione rifiuta l'inno di Mameli. I criminali gioiscono: una legge farà sì che sarà pressochè impossibile beccarli. Infatti mentre adesso onesti e criminali sono intenti a festeggiare un mese di patriottismo ritrovato, fra un mese tutto sarà come, peggio di prima: evasori che evadono, criminali che delinquono, poliziotti che con mezzi sempre più ridicoli li braccheranno, corruttori che corrompono e politici che si fanno corrompere, nella certezza che nessuno li beccherà mai. Auguri Italia cara, sperando che tra quattro anni si possa ancora parlare dei veri problemi che affliggono il Paese: ma era meglio Camoranesi di Marchiso? Non era meglio schierarlo fin da subito? E con tutti quei problemi Buffon è il caso di lasciarlo tra i pali?

domenica 6 giugno 2010

Pd. un voto di cui continuare a pentirsi, anche se un po' di meno

In primavera, anche a Gorizia passava il bus di Walter Veltroni, per la sua scampagnata elettorale. Mentre Silvio Berlusconi, l'eterno uomo nuovo, sputava fuoco e fiamme sul centrosinistra - in quei giorni aveva sfornato un nuovo numero dei suoi cabaret, quello cioè di strappare e calpestare il programma del PD da lui definito " carta straccia " - Veltroni infiammò ( si fa per dire ) la platea gremita del Teatro Verdi con discorsi del tipo: " Qualcuno ha detto che il nostro programma è carta straccia. Sapete che cosa rispondiamo? Niente. " La sconfitta era ovviamente nell'aria; ma Veltroni pensò di allontanarla facendo finta che Romano Prodi e il suo governo non siano mai esistiti. Non una parola sull'operato del governo: che in più di un caso è stato davvero buono. Veltroni propinò al pubblico la panzana, non si sa bene da quale sondaggio suggeritagli, che " Siamo a un'incollatura". A cosa fosse incollato, lo si è visto il 12 e 13 aprile: PD incollato al 34%. Adesso il punto è: voleva veramente vincerle quelle elezioni? Perchè tutta quella morbidezza verso il suo avversario? Una possibile ipotesi è che Veltroni si sia in buona fede autoconvinto della veridicità di quella sciocchezza, dell'incollatura. E che prevedendo un governo impotente come quello di Prodi ma con a capo Berlusconi, abbia voluto crearsi il terreno per intrupparsi insieme a lui in una Grande Coalizione - che ha funzionato molto bene in Germania questi tre anni, ed ha tenuto anche in Austria.
Una cosa che si spiega ancora meno è come, dopo aver sostenuto per mesi la necessità del dialogo con Berlusconi per modificare la legge elettorale, si sia scordato di agire coerentemente al suo dichiarato disprezzo di quella legge. Cioè: perchè non ha disposto delle primarie in cui i cittadini avrebbero scelto i candidati di ciascun collegio? Le liste le avremmo decise noi: chi piglia più voti va nel posto più sicuro. Allora sarebbe stato credibile, il PD avrebbe avuto un grande grandissimo vantaggio morale; invece è stata inscenata la farsa del dialogo che ha disgustato quelli che come me nel centrosinistra ci credevano, e ha avallato in maniera strisciante le critiche dell'opposizione, o più esattamente, guerriglia, di centrodestra. Avviando il centrosinistra al suicidio.
Scegliere di rompere con Bertinotti e company è stato certamente un'atto dovuto, perchè quella frangia si è dimostrata ancora una volta incapace di gestire un Paese, persa nei suoi sogni e nel suo utopistico autolesionismo. Giustamente i cittadini hanno deciso di averne avuto abbastanza di questi incompetenti sognatori, privi di un qualsivoglia pragmatismo, e non li hanno rimandati in Parlamento.
Però non si capisce come Veltroni, se da un lato ha definito inutile il voto dato alla Sinistra e a tutti quegli altri partitelli, molti con un solo esponente e nati nello sfascio del governo Prodi, abbia dall'altra parte definito voto utile solo quello dato al PD o al PDL; quando invece il voto al PDL era da definirsi dannoso, e ce ne stiamo accorgendo ora.
Poi per un po' di tempo il PD si è cullato nel miraggio di Berlusconi statista che fa le riforme insieme all'opposizione. Il risveglio è stato brusco, tra decreti Alfano, leggi Salva-Rete 4, e tutte le porcherie che sappiamo. E infine l'uno-due Villari-Latorre, che hanno posto definitivamente la parola fine a qualsiasi velleità di questo partito raffazzonato per le Europee. Villari e Latorre sono due facce della stessa medaglia. Il primo, non si sa bene come, è riuscito a ottenere la Presidenza della Commissione di Vigilanza RAI: un ente che un vero partito di centrosinistra avrebbe abolito perchè quella di controllare l'informazione è un'abitudine di certi sistemi sudamericani di un tempo. Comunque, una carica che sarebbe spettata a un uomo spontaneamente scelto dall'opposizione e invece è stata affidata a un uomo dell'"opposizione" scelto dalla maggioranza. Chi è costui? E' uno che pare abbia cambiato partiti come si cambiano i vestiti. E perchè una persona simile è stata messa nelle liste del PD? Latorre invece è un fedelissimo di D'Alema, a cui deve praticamente tutto. E' suo il magico numero di consigliare in un bigliettino ( " pizzino " l'hanno ribattezzato certe malelingue ) a uno del PDL ( ironia della sorte, si chiama Bocchino) di attaccare in una trasmissione un esponente dell'IDV, cioè un alleato. E il tutto in diretta! Sono due figuracce: per la prima Villari è stato espulso dal PD. Per quel che riguarda la seconda, a Latorre non è stato chiesto conto di niente.
E' amaro dover constatare che gente si è contribuito a mandare in Parlamento, e ci si chiede: davvero non meritiamo di meglio? Fino a quando perseverereranno ( stupidamente, non diabolicamente ) a privilegiare certi personaggi nella stesura delle liste elettorali, invece di cercarsi gente ( non necessariamente giovane ) che i problemi del territorio li conosce? Gente che magari milita da anni nel PD o nei partiti che vi sono confluiti, rimettendoci dei soldi talvolta, e sempre credendoci? Fin a quando continueranno a voler perdere?
Io ad ogni modo credo che per certo l'errore del 13 aprile 2008 non lo ripeterò il prossimo anno. Forse nemmeno quelli a venire.
E come me, posso garantire, tantissimi altri.
Luca
Rispondo, o quantomeno cerco di rispondere, all'ultima parte... "fino a quando persevereranno a privilegiare certi personaggi nella stesura delle liste elettorali, invece di cercarsi gente che i problemi del territorio li conosce?"

Purtroppo, all'interno del PD e come credo ormai in tutti i partiti, sono in molti - troppi - quelli che vedono la ... Mostra tuttopolitica come un'opportunità di carriera. La protezione dei forti è un grande obiettivo, sai com'è ti possono dare un posto... se non in politica, anche un posto di lavoro in qualche ufficio tramite qualche buona raccomandazione. E non per la tua qualità, ma perchè tu dai garanzie ad un personaggio. Anche il sistema interno al partito stesso si conforma di conseguenza, e tende a rigettare naturalmente quei corpi estranei che non vi si adeguano. Poi ovviamente dipende dai posti e dalle persone, ma l'andazzo generale è questo, e come penso tu sappia tra i giovani le cose non è che vadano meglio... sempre di lotta per i posti si parla.
Servirebbe tornare allo spirito di sacrificio, vedere una carica come un'onere e non come un punto d'arrivo, ma questo a mio modo di vedere non lo puoi garantire neppure con sistemi come quello delle primarie, che possono funzionare solo per personaggi pubblici attorno ai quali c'è una certa consapevolezza pubblica ed un certo dibattito... se poi le si vogliono utilizzare sempre e comunque, anche per piccoli numeri, diventano un fenomeno come le classiche lotte di tessere nei vecchi partiti, dove a quel punto chiunque può essere considerato un tesserato, e poco cambia... anzi forse è pure peggio.
Anche il dibattito interno al PD mi lascia spesso perplesso: si parla sempre di grandi temi, ma poi sulle cose spicciole che la gente percepisce molto più direttamente ci arrivano sempre prima gli altri... in maniere sbagliate, ideologiche, populistiche e talvolta anche razziste, ed è lì che il PD troppo spesso manca.
Andrej
E' vero quel che dici. Però con le primarie la consapevolezza uno deve crearsela; il candidato deve andare a farsi conoscere. Per inciso - coloro che mi rappresentano, relativamente al voto che ho espresso, ovvero Strizzolo e Maran, io li conosco dalle pagine dei giornali, e non mi pare di essere uno che si disinteressa di politica. Dal vivo non li ho mai visti perchè di occasioni per vederli non ce n'è state.Questo è reso possibile dal fatto che questa legge - che hanno tutti aborrito, compreso Calderoli che ne è il padre - rende superfluo il confrontarsi con la gente perchè son tutti intenti a trattare per il posto con qualcuno. E niente mi fa pensare che sta legge l'aboliranno mai; è una greppia in cui grufolano tutti.
Luca
si beh, per casi come i candidati alle politiche il discorso è diverso... l... Mostra tuttoì si parla di personaggi bene o male noti al pubblico, la questione primarie è proponibile. Mi riferivo più in generale alla smania del PD di usare le primarie in ambiti dove passi con 10 voti, dove a quel punto ti fai davvero eleggere dagli amici, quando poi sento dire che sono a rischio delle primarie fondamentali come quelle per il candidato a sindaco di Firenze... sono cose del genere che mi lasciano davvero perplesso.
Andrej
Certo, a ben pensare erano forse superflue anche le primarie del PD giovani...non tanto per la superfluit... Mostra tuttoà dell'istituzione " primarie " in sè che secondo me è sempre un indice di democraticità, ma per la superfluità dell'istituzione " PD giovani". Il punto è che questa ghettizzazione dei giovani in un parco giochi detto " PD giovani " fa il gioco dei soliti maneggioni che i giovani non li vogliono nelle posizioni decisionali ( ma sono allergici agli outsider in generale ). Piuttosto che di primarie, io credo che il PD giovani dovrebbe occuparsi volontariato, magari con associazioni politiche di altri partiti e anche giovani apolitici. Per esempio, immagino che a breve cadrà in totale stato di abbandono il parco dell' ormai ex ospedale, un'area meravigliosa di cui ci si potrebbe occupare. Inutile dire che persone venute da una siffatta esperienza avrebbero una sensibilità del tutto diversa verso i problemi con cui si sono confrontate rispetto a gente proveniente dalla pura e astratta militanza ideologica ( quando non solo dal carrierismo ). E non voglio con questo dire che singolarmente i giovani del PD non facciano volontariato, per carità: la militanza stessa lo è. Tuttavia, l'ottica del disinteressato servizio alla collettività non è nel dna di questo partito; e non lo sarà mai se il volontariato sarà a titolo puramente personale.
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Questo è un intervento che postai su Facebook l'8 dicembre 2008 con la discussione che ne era seguita con un amico. Oltre un anno e mezzo più tardi la situazione è un pochino migliorata ma quasi impercettibilmente. Intanto se n'è andato Rutelli; il che è già una gran conquista perchè era una pesante zavorra e inoltre cosa ci si può aspettare da uno che è stato radicale, verde, popolare, cattolico intransigente e chissà che altro ancora. Veltroni, fallimentare, ha lasciato al suo vice Franceschini, che le primarie hanno spodestato a favore di Bersani. Se n'è andata la Binetti. Il PD ha continuato a perdere elezioni ma ogni volta in misura un po' minore. Eppure è stato in questi anni un partito di non opposizione, crogiolatosi nell'illusione di un fantomatico dialogo con Berlusconi che, com'è ovvio, non ha portato a niente. Vi sono personaggi dannosi, a livello sia effettivo che di immagine, che ancora pontificano. Il PD ancora non pensa da partito che vorrebbe governare. Non c'è un solo programma alternativo allo sfascio in cui il governo sta riducendo l'Italia. E' ora di darsi una mossa. Mancano poco meno di tre anni, c'è tutto il tempo di organizzare un partito credibile se si parte subito.

sabato 5 giugno 2010

Immigrati, parafulmine delle paure più grandi

Di immigrazione parlano tutti, filosofi, statistici, demografi, sociologi, e non è quindi facile occuparsi di un argomento talmente dibattuto, senza cadere nella banalità. Altrettanto difficile è scriverne senza incappare nella soggettività, ma dopotutto non mi interessa molto evitarlo.
Messe le mani avanti, posso adesso affrontare una mia riflessione. L'immigrazione è la manifestazione più palese e più vicina a noi dei grandi cambiamenti in atto. Dal momento che non è possibile fermarla, bisognerebbe capire quali vantaggi essa possa darci. E non intendo ridurre il tutto a concetti come " la pluralità di culture ci arricchisce tutti ". Mi piacerebbe fare delle considerazioni che siano valide per le migrazioni di tutte le epoche.
La condizione che spinge una persona ad allontanarsi dalla propria terra è l'insoddisfazione di uno o più suoi bisogni. In genere si tratta di motivi puramente economici, più raramente il migrante vede minacciata la propria libertà o la propria vita.
Il migrante può nutrire aspirazioni del tutto legittime quali lavorare e far studiare i figli, oppure illegittime quali rubare e far mendicare i figli; sono aspirazioni generalmente giudicate nella stessa maniera sia al paese di origine che in quello d'arrivo. Quando le aspirazioni sono legittime nel paese di origine ma non in quello d'arrivo, allora si arriva ad un contrasto di culture. E' un problema grave se le culture divergono su aspetti fondamentali della vita quotidiana,tipo il ruolo della donna, il ruolo della religione, e via via giù verso questioni sempre più spicciole, come la differenza dei cibi consumati.
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