Sono una persona di confine. Ho sempre convissuto con quella linea che non è immaginaria ma che si può solo immaginare, collegando le righe scolpite blandamente nei cippi di cemento. Il confine, nel mio caso, ha sempre coinciso con una ferrovia. Per me qualsiasi ferrovia non è un qualcosa che unisce, sono due gemelle strutture di acciaio messe lì a delimitare.
Ho sempre avuto delle remore ad attraversare il confine. Nel dubbio, ho sempre cercato di tenermi da questa parte. E quando quel confine l'hanno tolto, quando hanno sostituito cariniki e finanzieri con un cartello blu con tante belle stelline gialle, beh, lì ho riflettuto: ma in realtà, di quanti confini è fatta la vita? La vita è tutto un gioco di attraversare/non attraversare le sottili e infide linee tra situazioni, concetti, atteggiamenti, quasi mai nettamente demarcati, quasi sempre separati da una maledetta zona paludosa piena di sfumature nelle quali spesso annega la felicità.
Mettiamo il caso che arrivi a piacervi una ragazza. Cominciate ad analizzare le situazioni: dov'è il confine tra disinteresse, interesse, assillo ( o stalking, come si usa dire oggi). E dov'è, nel dare un bacio, il confine tra maleducazione, freddezza, molestia? Mah...
Mi si dirà: da milioni di anni si sa, se no non saremmo qua. Già. Non c'è niente di razionale in queste riflessioni, quindi è impossibile obbiettare alcunchè di altrettanto sensato. Eppure...
Ripropongo una riflessione fatta a suo tempo: